Cos’è questa cosa nella tua casella, che non è venerdì?
È il secondo episodio di questa mia rubrica audio, 25 minuti circa di riflessioni di marketing, a freddo, su alcune notizie, che mi hanno colpito (stranamente) e penso possano occupare decentemente il tempo di chi lavora in questo settore in azienda (ma anche un po’ in agenzia).
È in voce (la mia: non è AI, purtroppo, ché io mi impappino e lei no): ah, allora è un podcast? No. È riservata per ora a chi riceve la newsletter, anche se potrei renderlo disponibile privatamente assieme alla trascrizione, per chi deciderà di sostenerla, su Spotify, ma ci penseremo più in là.
Ma perché si chiama [Taglio]? Boh, diciamo che è un mantra: nel dubbio, taglio.
Questa volta ho commentato e spiegato:
Una statistica di conversione dei motori di ricerca conversazionali, quelli che ci mangeranno tutto il traffico SEO – forse.
Come diavolo fanno questi podcast lunghissimi in video ad avere tutte queste visualizzazioni? Il diavolo (appunto) sta nei dettagli.
Le guerre culturali impattano non poco sui rebranding. Ci servirà chi ne sa di sociologia e meno di grafica, in futuro?
Il veganesimo è in crescita, e quindi perché i ristoranti vegani a Londra chiudono? È il paradosso del successo di marketing.
Fonti: Kaushik, NYT, Amsive.com, Bloomberg, The Verge, KellogInsight, The Guardian.
Anche stavolta ho abusato di “diciamo”, “insomma” e di “uhm”. Ma, ehi, è la prova provata che sono davvero io a parlare. E che non è uno di quei noiosi podcast recitati in studio come frasi di Carmelo Bene.
Fatemi sapere, se lo ascoltate. Se volete cancellarvi solo da [Taglio] e non dal Venerdì è possibile farlo.
Ciao,
gluca