[È venerdì] Il ruolo dell'AI nell'era dell'iper-personalizzazione
L'AI discioglie gli intermediari, usando i dati e altri ingredienti di base intorno
E dunque sono lì con la bocca spalancata con un fascio di luce abbagliante in faccia, pronto a resistere al trapano sibilante quando la dentista fa all’assistente: «Ma sai che in quel centro [dentisti in franchising, n.d.r.] i preventivi li fa uno che HA STUDIATO MARKETING?». Vista la situazione non intervengo.
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Il quiz della settimana
Quanti euro in caramelle spende ogni abitante, in media, in Italia?
a) 6 b) 9 c) 12
In fondo la risposta.
Un corso di marketing
Anche questa settimana lo sponsor… sono io. Qualcuno mi ha scritto chiedendomi del corso e quindi eccomi.
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L’iper-personalizzazione della AI che discioglie gli intermediari dei contenuti
Da qualche tempo mi frulla in mente una teoria universale sull’intelligenza artificiale generativa (ChatGPT e cloni vari). Del resto, se devi elucubrare, tanto vale farlo puntando in alto.
Ho iniziato a pensarci dopo alcuni usi che ho fatto di ChatGPT on the road, diciamo così. Primo atto: sono in visita all’Arena di Verona con le mie due smart nipoti undicenni. Bella l’Arena, eh. Ma quando entri manco ti danno non dico una app in Augmented Reality che mostri i leoni mentre divorano i gladiatori – non è forse corretta la ricostruzione ma per capirci, e nemmeno l’audioguida (oddio forse c’era pure, ma io odio quegli accrocchi che assomigliano ai telefoni Brondi ma chissà quanto costano ai musei e spesso ti fanno pagare extra). Al limite c’è qualche QR – parlo ora in generale – con un testo che è scritto invariabilmente in a) un abulico stile tautologico oppure b) in un complicato criticodartese o architetturese.
Cosa faccio dunque? Chiedo a ChatGPT di inventare un quiz sull’Arena di Verona in dieci domande chiuse per persone sotto i dodici anni. (È stato un successo clamoroso, che consoliderà il mio status di zio preferito – anche perché unico – per sempre). Nel frattempo elucubro: cosa ho appena fatto? Iperpersonalizzazione in tempo reale. Cosa avrei fatto anche solo l’anno scorso? Avrei googlato con poche speranze «l’arena di Verona spiegata ai bambini», con il rischio che Aranzulla avesse fatto pure quell’articolo, con il suo stile SEO-driven prolisso e insopportabile.
Atto secondo: sono al MAMbo di Bologna, arte contemporanea. Credo di essere una persona non dico colta, ma abbastanza curiosa e informata. Di certo non un esperto di arte però. E lì arriva il criticodartese appeso alle pareti delle sale, con riferimenti a correnti, persone, situazioni e a volte pure a un lessico che non conosco. Cosa faccio? Fotografo questo elzeviro coltissimo e leggibile da 1.000 persone forse in Italia, e chiedo a ChatGPT di «tradurlo» in parole povere – il prompt era più raffinato di così, ci tengo a quello che ChatGPT pensa di me – ma ecco, lui ha capito il mio dramma. Dalla foto ha estratto e sintetizzato il testo, ma l’ha anche semplificato – certo, avrò perso qualche essenziale sfumatura, ma tant’è. La visita è stata una goduria. Da «la filosofia dell’artista che blah blah (seguono 5000 caratteri)» a «l’artista era molto incazzato con il mondo». Non esattamente così, ma per capirci. Iperpersonalizzazione al volo.
Atto terzo: questa è l’era dell’abbondanza, nessuno può leggere tutto nemmeno filtrando le fonti. Il primo filtro serve per capire cosa non leggere, ormai. O rinunci a tanti articoli, ed è un’opzione, oppure estrai dall’articolo quello che ti serve. O meglio, lo traduci in quello che ti serve rispetto al ruolo che hai (se è per lavoro) o all’interesse principale (se sei un pittore o uno scultore, per esempio, può cambiare l’estratto di un articolo di arte). Io uso questo prompt:
«estrai 10 insegnamenti che possono essere utili a un responsabile marketing, eventualmente traducendoli in italiano da %link%»
Perché dieci? Perché poi posso «esplodere» ulteriormente alcuni argomenti contenuti nell’articolo. Iperpersonalizzazione, di nuovo.
Atto conclusivo: ci siamo io e due rape, incluso fogliame, in cucina. Non guglo una ricetta per le rape, troppo sbatti, troppa creatività in Giallo Zafferano. Quello è per chi cucina volendo cucinare, non per chi vuole risolvere problemi. Allora passo a ChatGPT le regole da rispettare: a) cottura in unica padella di rape e foglie, b) 30 minuti di tempo, c) ingredienti solo di base (serve a togliergli dalla testa avocado, curcuma e altre robe che non so nemmeno che forma abbiano). Lui mi spiega passo dopo passo cosa fare. Non sarà stata un’esperienza indimenticabile, ma non era così male, alla fine, la rapa.
Ecco, la mia teoria universale come l’ho pensata fino ad oggi.
Ci sarà valore nei dati di base (archetipi, connessioni creative, database di tutti i tipi, how-to «aperti», workflow, formule, una nuova «wikipedia con API» ecc. ecc.) e ci sarà valore nell’interfaccia finale – non una novità – di contatto con l’utente finale (oggi ho chiesto il quiz per dodicenni a ChatGPT, domani potrò chiederlo sulla app dell’Arena o potrò chiedere una guida per persone normali a quella del MAMbo? Forse conviveranno entrambe le cose?).
Tutta la filiera di trasformazione, che personalizzava e declinava manualmente attraverso la creazione amanuense – la coda lunga infinita di Aranzulla, per esempio, il content marketing keyword e SEO driven, il fatto stesso che un’opera sia trasformata da audio a video a testo e viceversa, o da una soap opera TV a reels (tutto vero1) – non avrà nessun senso di esistere, perché sarà un contenuto finale che avrà senso creare on-demand, invece di piazzarlo in rete assieme a mille quasi-uguali e aspettare che qualcuno lo trovi, salvo poi accorgersi che hai creato un quiz per ragazzi sull’Arena, ma che è troppo difficile per delle undicenni o che è in lingua italiana ma tu sei tedesco. Non ne vale la pena: la AI falcia tutto quello che sta lì, nel mezzo. La riassuntomania imperante ora (avete provato il “browse for me” del browser Arc2 per iOS o la “rassegna stampa AI” di Perplexity3?) è solo un primo passo di quello che verrà.
Il marketing insegnato dai negozianti
A vinto lui.
Vi ricordo ilmarketinginsegnatodainegozianti.info, a cui potete contribuire anche voi.
Segnalazioni varie
Il mio pezzo lungo per Link: come siamo finiti nel gorgo delle piattaforme? Ce lo spiega David Foster Wallace. Cioè, lo spiego io prendendo spunto da Infinite Jest e l’intrattenimento. Si legge qui.
Cos’è questo Retail Media di cui si parla ovunque? Ne ho scritto per Tendenzeonline, il magazine di GS1 Italy.
Una newsletter di valore alla settimana:
di
That’s all folks!
Grazie di aver letto fin qua.
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ciao, gluca
Grazie a Daniela Bollini per la solita paziente correzione della bozza e a Cristina Portolano per i separatori.
Quiz: a) 6 euro (fonte).