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Ciao Gianluca, per me c'è un errore di fondo grosso come un elefante (il colore sceglilo tu).

Mi colpisce sempre come nei discorsi sulla sostenibilità torni la tentazione di rendere intelligente qualcosa che resta, in fondo, profondamente irrisolto. Si passa dal purpose al prodotto-purpose, dalla marca al pack, dalla narrativa ai dati di vendita, come se bastasse spostare il problema di piano per risolverne la natura. Ma il punto non è dove mettiamo la sostenibilità nel funnel. Il punto è che abbiamo accettato che la sostenibilità debba performare per esistere e nel momento in cui chiediamo ai prodotti etici di funzionare, di fare numeri, di tenere il margine e di reggere l’A/B test, abbiamo già ceduto tutto. Stiamo solo decidendo quanto green può essere una mucca prima di diventare un problema per il sell out.

La realtà è che il marketing non riesce a rinunciare alla pretesa di essere la soluzione e la sostenibilità, oggi, è utile solo finché può essere raccontata in modo ottimizzabile. Tutto il resto, che avrebbe davvero senso, costa troppo, è troppo lento o troppo silenzioso per farci ROI sopra. Eppure continuiamo a cercare la via smart per essere etici. Forse è questo il vero prodotto da dismettere.

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