[È venerdì] Il padel è lo smartphone
E il ritorno sull'intrattenimento è il KPI che ci interessa
I personaggi da treno sono tanti, ma uno dei miei preferiti è il lettore o la lettrice riluttante. Estrae il libro da una borsa in stile Desigual o borsa in cuoio tipo diplomatico, inforca gli occhiali, apre il tomo in posizione del segnalibro carino. Legge una pagina o due, poi non resiste: tira fuori il cellulare, lo appoggia sopra il libro aperto. Una fermata, due fermate. Rimette via il cellulare, finisce la pagina ed è ora di scendere.
Circa 17.000 persone sono iscritte a oggi via email (più le 5.000 di LinkedIn, le 200 di Telegram e le prime 80 sul nuovo canale WhatsApp): grazie di leggermi, spero che le ore usate per scriverla siano utili.
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Il quiz della settimana
Quante radio (emittenti, non apparecchi) in FM ci sono in Italia?
a) 123 b) 332 c) 852
In fondo la risposta.
Io sono lo sponsor
Questa settimana lo sponsor… sono io. Qualcuno mi ha scritto chiedendomi del corso e quindi eccomi.
Ho deciso di rimettere in vendita (per un po’, è un esperimento, prima che il commercialista mi uccida) il mio corso sui fondamenti del marketing, che qualcuno di voi ha comprato fino all’anno scorso su Digital Update. È diviso in due parti: la prima è sul Marketing Strategico (l’analisi strategica, il targeting e il posizionamento), la seconda è sul Marketing Mix e Marketing Operativo (le famose 4 P del marketing, ma non solo).
In circa 10 ore di lezione divise in capitoli da circa 15 minuti, ti spiego e sintetizzo le basi del marketing, collegando teoria ed esperienza diretta, con esempi pratici e modelli operativi per ripensare il marketing della tua azienda, riassumendo le nozioni di marketing insegnate in un master MBA.
Come lo fruisci? Ti invierò via posta prioritaria una chiavetta USB con i video e le slide, che potrai condividere nella tua azienda (licenza aziendale) e tenere per sempre. (Naturalmente se lo metti su Torrent poi vengo a bussarti a casa, anche se ne sarei un po’ onorato).
In più, inserirò nella busta il mio libro “Svuota il Carrello” con opzionale dedica :). Ovviamente tutto fatturato elettronicamente e quindi fiscalmente detraibile. Se lo vorrai, dopo il corso avrai anche incluse due ore di consulenza via Meet per la tua azienda o attività.
Qui ci sono altre info sul corso e cose varie. Per chi legge la newsletter ci sono 50 euro di sconto con il coupon (fantasiosamente chiamato) GLUCA.
Il padel è lo smartphone
Vorrei farvi una confessione: non ho mai preso in mano una racchetta da padel, e non sono mai entrato in quella stanzetta che chiamano campo. Ho resistito perfino al dono di un brand che l’anno scorso a Linkontro aveva regalato ai giornalisti una racchetta proprio da padel, facendomi però rendere conto che la conquista definitiva era compiuta. La padella è rimasta lì, senza vita. Un giorno stavo facendo zapping su Sky e stavano trasmettendo non so quali campionati di padel internazionali, in cui quattro persone sudamericane urlavano come matti dentro un parallelepipedo trasparente molto distopico, correndo dietro a una pallina che non riuscivo nemmeno a vedere bene.
Nel frattempo, conoscenti e parenti a uno a uno e a una a una venivano infettati dal virus padelico. Da pessimo giocatore di tennis di molto tempo fa (vedi post sul «buttarla di là») la prima tentazione è quella di irridere i parvenu con i racchettoni – un po’ come fece Pietrangeli tempo fa con il famoso «il padel è per le pippe». Ehi, io ho faticato per giocare male a tennis, e adesso voi ci andate due volte a questa roba e pure vi divertite? E soprattutto lo chiamate sport questo? Come se domani qualcuno inventasse uno snowboard che al secondo tentativo ti permette di non sbattere l’osso sacro sul ghiaccio. Immaginate l’alzata di scudi dei coach, dei provetti e in generale di chi ha già imparato, che immediatamente si sentono defraudato dei loro sforzi, come un possessore di pesos argentini che si svalutano del 50%.
Eppure, tutto trama contro i puristi: gli sport cosiddetti seri sono stati tutti inventati in un’epoca pre-capitalista. Oggi chi inventerebbe la lotta greco-romana (oddio, un’idea ce l’ho). Ma anche la pallamano, che ho scoperto devi giocare pure con la pece nelle mani. La pece, che io pensavo fosse estinta nel medioevo. O il decathlon? Che nessuno sa cos’è a parte il nome di una famosa catena. O l’equitazione? Ma chi ha un cavallo sotto casa, andiamo, essù. Il lancio del martello? Che poi quello non è martello davvero (che sarebbe invece divertente, credo).
Fateci caso: oggi si sviluppano due tipi di sport. Come per i prodotti, ci stiamo polarizzando verso gli estremi. Ci sono sport che sono prodotti ad alta barriera tecnica all’ingresso – quelli professionistici: sono il trapano professionale, complicato e costoso. La bici da corsa. La reflex manuale. Il notebook. Giocare da dilettanti a questi sport è sempre meno comparativamente divertente. Chi vuole correre per un campo da calcio infinito per toccare la palla dieci volte in trenta minuti? E quanti campi da calcio ci stanno in un ettaro? Però questi sport sono fantastici da guardare. Sono intrattenimento indiretto. Non amo il calcio ma capisco chi lo ama. O il basket, ovviamente lo sport più bello di sempre (eh eh). Questi sono i giochi che si vendono in TV. Attirano gli sponsor. Strapagano i giocatori. Uno su cento milioni diventa Ronaldo.
E poi ci sono i prodotti creati per le masse a tavolino, i giochi altamente democratici. Che non servono quasi mai per vincere davvero qualcosa. Devono stare in poco spazio, che costa un botto, e l’attrezzatura essere democraticamente prezzata. Non si deve giocare da soli, che è destabilizzante per le fragilità contemporanee, ma nemmeno in troppi, perché poi organizzare è un casino. Sono lo smartphone, o forse meglio una piattaforma a due lati, come tutti i grandi business del terzo millennio. Il basket è diventato 3 contro 3 e giocato a metà campo, meno spazio anche qui, si suda di meno e si tira di più. Tutti questi minisport sono orrendi in TV e pure dal vivo (il calcetto a cinque è la cosa più orrenda che si possa guardare in TV, potrebbe essere usato come tortura a Guantanamo), ma divertenti da giocare. Cosa vuol dire però divertenti? Come molti prodotti, la funzione non è quella diretta, ma quella indiretta. Passare il tempo e socializzare è la dannazione per molti esseri umani. Quello è il vero prodotto, e in questo caso un intrattenimento diretto. Sì, certo, si fa attività fisica – ma senza soffrire troppo psicologicamente, senza essere bullizzati dall’inizio. Barriera all’ingresso a livello zero: ovviamente il risultato (visto dall’esterno) è quello che è, perfino quando giocano i pro, perché il gioco è stato progettato così. Ma allora, mi chiedo, perché non il ping pong? Perché il non-sport deve giocare sul fatto che le persone che giocano lo credano davvero uno sport. Non puoi pensare che il gioco a cui giocavi in spiaggia da piccolo sia davvero diventato uno sport. Deve nascere da sport, ci deve giocare qualcuno conosciuto, meglio se un vip all’inizio, ci serve anche l’illusione di farlo, lo sport.
Chi ci perde? Tutti gli sport di mezzo. Quelli che non guarda nessuno perché troppo complicati magari e che peraltro richiedono una vita intera per diventare atleti eccellenti. Di loro ci ricordiamo alle olimpiadi, quando con una certa riverenza la telecronista si avvicina e chiede alla schermidora di turno da quando gioca, quanto si allena ogni settimana, per questa cosa che spunta fuori all’attenzione, se va bene, ogni quattro anni. E il pensiero va immediatamente lì: chi gliel’ha fatto fare? Perché oggi anche noi ragioniamo con l’efficienza capitalistica dell’intrattenimento. Massimizzare il ROE, Return On Entertainment.
Il marketing insegnato dai negozianti
Ok, ma stai calmo.
Vi ricordo ilmarketinginsegnatodainegozianti.info, a cui potete contribuire anche voi.
Segnalazioni varie
Il mio pezzo lungo per Link: come siamo finiti nel gorgo delle piattaforme? Ce lo spiega David Foster Wallace. Cioè, lo spiego io prendendo spunto da Infinite Jest e l’intrattenimento. Si legge qui.
Cos’è questo Retail Media di cui si parla ovunque? Ne ho scritto per Tendenzeonline, il magazine di GS1 Italy.
Una newsletter di valore alla settimana:
e la sua .
That’s all folks!
Grazie di aver letto fin qua.
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ciao, gluca
Grazie a Daniela Bollini per la solita paziente correzione della bozza e a Cristina Portolano per i separatori.
Quiz: c) 852, considerando quelle che hanno una licenza commerciale. L’unica fonte è un PDF del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (fonte).