“Le loro abitudini di scelta, di consumo e i riferimenti culturali sono state fissati 50 anni fa”. Sto ascoltando Chiara Fracassi, marketing in Amplifon, e ho alcune illuminazioni. Chissà se le generazioni giovani avranno lo stesso effetto trascinamento nel lungo periodo di chi è vissuto nell’era della scarsità di oggetti di comunicazione, o se vivremo, come qualcuno sostiene, in un eterno presente. Vabbè, lo lascerò come desiderio testamentale.
Un po’ di appunti per il 2023
Sarà probabilmente l’ultima release per quest’anno. Come al solito ne approfitto per fare un mix di commenti (possono sembrare previsioni, ma non fidatevi troppo). È il mio momento dell’anno in cui mi crogiolo nel fare il tuttologo.
Facebook non è morto, sta invecchiando: se volete lavorare con le persone più grandi di 40 anni, da lì dovete passare, che vi piaccia o no. Oh, sono quelle con più soldi sicuri da spendere, in media, eh. I gruppi Facebook, locali o no, sono attualmente un unicum nell'internet italiana, in cui Reddit, per esempio, non ha mai sfondato davvero. Perfino nuovi gruppi hanno buone reach. Pensateci.
I contenuti creati artificialmente creeranno disoccupazione: non la vedremo subito però. Corroderà le fondamenta di professioni già poco redditizie: chi scrive, chi fa foto, chi fa video. “Ah, ma la AI crea solo roba già vista, noiosa, annacquata, senza anima, ecc. ecc.”. Esattamente come il 90% della produzione italiana e mondiale di copy, advertising, piani editoriali, banner, ecc. ecc. Non succederà niente finché non crollerà tutto. Scappate. Seguite
e e ovviamente .
Solo un legislatore e un’Agicom boomer come abbiamo (e avevamo, per la precisione) non si può non accorgere che TikTok è diventato un blob di sponsorizzazioni non esplicitate, contrarie al diritto. Ma appunto, qui si parla di contanti – ci manca solo che ritirino fuori l’euro – quello da 1 – di carta. L’unica consolazione è che i giovani su TikTok sono molto più vaccinati in intrattenipubblicità delle generazioni passate. Ci sono nati “pensando che comunque qualcuno vuole venderti qualcosa". Su questi temi di Gen Z, c’è
.A proposito di TikTok: sarà che sono un po’ anziano, e ogni cosa nuova e rapida ti sembra sempre più aliena avanzando con l’età, ma ho sempre il sospetto che i numeri di TikTok (visualizzazioni dei video, e quindi i nostri amati CPM e CPV) andrebbero certificati da un ente terzo. Conoscendo la loro storia – fake it until you make it – ci starei attento. Non vorrei che finisse come Meta che a un certo punto ci disse “Ops, ci siamo sbagliati a contare”. Ma nel frattempo tutti avevamo investito in Facebook Video. Per il resto, che TikTok sia the thing ne ho scritto varie volte (link).
Metaverso: ne ho già scritto (link), in sintesi io sto in stand by fino a fine 2023. Io spero che Zuckerberg si ritiri a godersi i meritati soldi, ma so che non accadrà. Seguite
su questo.Crypto, NFT, Blockchain, ecc.: una volta passata l’hype, terrorizzati e impoveriti gli sprovveduti in finanza e risparmio (che sono abbondanti anche in Italia), rimane da trovare un caso d’uso che davvero risolva un problema. Chissà, magari c’è. Aspetto poco fiducioso. Su questi temi consiglio sempre
ma anche .Google: è da anni talmente noioso che passa sempre inosservato, e alla fine la spunta sempre. È ovunque, nel browser, negli smartphone, nella ricerca, nei banner, nei cookie, nei tracking, nella mail, nelle analytics, ma ci abbiamo fatto l’abitudine, ed evidentemente anche l’antitrust. Però sui cookie di terza parte (morti o no, lo decide lui, in fondo) si gioca tutto. Scommetto che ce la fa. Too big to fail. Anche se con ChatGPT e altre AI potrebbe essere nato un modello di ricerca che mina alla radice il suo unico modello di business davvero profittevole, molto più che “la ricerca su TikTok”. Sarà interessante lo scontro di intelligenze artificiali: contenuti creati artificialmente contro algoritmi di ricerca che si scontrano con algoritmi AI che non ti rimbalzano a siti ma ti danno le risposte. Popcorn!
è LA fonte.Instagram: aggiungi e aggiungi pezze, è ormai una app monstre. Che tutti gli esperti di UX, i vecchi della prima ora, e pure i creator (link) criticano ma che in Italia non ha pari per partecipazione, perfino per usi non canonici. Per esempio, in IULM gli studenti per cercare una stanza (o sapere com’è un prof) mandano un DM all’account Iulmino Imbruttito, questo lo screenshotta taggando il mittente, dicendo di scrivere in DM a questi. Ma, direte voi, un gruppo FB non è più efficiente? Boomer! (Comunque sì, esistono anche i gruppi, sia Facebook che WhatsApp, ma l’account IG è by far molto più seguito).
A proposito di WhatsApp: è l’unica cosa di internet che serve (viene e usata) davvero (d)a milioni di persone, su cui si organizzano dai consigli dei ministri alle chat di condominio, probabilmente decine di milioni solo in Italia. Che Meta stia in fondo trascurando la gallina dalle uova d’oro non ancora deposte è tipico del suo orientamento americano-centrico, in cui si usa normalmente per gli stessi scopi iMessage. E non c’è niente da fare, perché Apple ha laggiù la stragrande maggioranza degli smartphone, non è solo product placement nelle serie. Il rischio è che Telegram, dai e dai, faccia a WhatsApp quello che TikTok ha fatto a Meta.
Apple: il culto dell’anti-advertising digitale a scopo di lucro capitalista, anche con la pubblicità. Non è meraviglioso?
Audio: dopo le mie disastrose previsioni con Clubhouse sono più cauto, e potrei esagerare al contrario. Ma sui podcast, non so, non ho una bella sensazione.
Data-driven: “la sindrome da grande piattaforma che fa tutto” sta peggiorando (link). Il dato però è ovunque. È il marketing. Su questo, consiglio la newsletter scanzonata di CDP Institute, oltre alle dieci mie newsletter sponsorizzate da SAS, raccolte in un ebook (grazie SAS!). OT: fonte da seguire sul dato in generale:
.E-commerce: dopo la sbornia, il post-sbornia. “L’alta marea alza tutte le barche, la bassa marea mostra chi indossa le mutande”. Ho scritto lo stato in una lettera. Secondo me sopravviverà chi sarà riuscito a creare reputazione, recensioni e ripetizione dell’acquisto. Chi usa TikTok per vendere gallette, a parte. Fonte da seguire:
.Privacy: mentre per le aziende è un horror (link) capire piattaforme, server e legislazioni per gestire email acquisite con fatica e sudore, si può fare influencer marketing su piattaforme cinesi senza nessun problema, pagando in nero, a volte. Poi capisci perché i soldi vanno lì, tra le altre cose.
Influencer: che non sia una bolla si è capito. Che funzioni, anche. Come, quanto e quando, è tutto un mistero, ancora. Perché come molte cose amate, nel marketing, anche se spesso si declama il contrario, è poco misurabile. E si sa, misurare costa, e quindi siamo da capo.
Twitter vs Mastodon, ecc: la cosa mi affascina come i ragazzi che vendono Lotta Comunista fuori da IULM. Chi mi conosce sa che non considero Twitter un elemento essenziale della mia dieta, ma nemmeno per l’umanità. Mastodon al momento è un ricettacolo di vecchi idealisti che sperano che ricreando da capo l’internet (ordine cronologico, auto-moderazione, ecc.) il risultato finale sia diverso. Dove ci sono persone, arriva il marketing, i soldi, la necessità di filtrare, il volontariato mostra i suoi limiti, mancano i soldi, e alla fine inevitabilmente arriva il venture capitalist. Comunque sì, ho un account che avevo aperto nel 2020 osservando uno stencil di un centro sociale a Bologna.
Finisco ringraziando i main sponsor che vi hanno portato a leggere questa newsletter: SAS, Websolute, wethod (sto facendo il piano sponsor 2023, per info rispondi a questa mail).
Grazie di avermi seguito anche quest’anno (siete 11.500 dai 9.000 di fine 2021, wow!), e anche quando parlo di sventure personali epocali come quando ho perso in treno e recuperato l’iPhone al Brennero, stabilmente al primo posto dei più visti dell’anno.
E last but not least, grazie a Daniela per avere corretto tutte le bozze. Se avete bisogno di una brava, eccola qua.
Vi voglio bene (detto sul serio, non da marketer),
gluca