[È venerdì] Fenomenologia del Festival Cultural-Letterario in Provincia (FCLP)
Una volta all'anno la provincia si ammanta di cultura letteraria
Oggi l’intersezione tra soldi, consumismi e persone, oggetto di venerazione di questa newsletter, riguarda i festival letterari, per la precisione quelli di provincia.
Questa settimana del mio libro giallo ha parlato
.Sei tra le 26.271 persone leggenti. Grazie di essere qui, ancora una volta. Se vuoi inoltrarla a chi potrebbe apprezzarla mi fai felice.
Vuoi anche tu uno spazio speciale nella newsletter, nel mio cuore e in quello di chi la legge? Qui trovi tutti i motivi per farlo.
Il quiz della settimana
Quale di questi festival esiste davvero?
Fisiko! - Festival Internazionale di Azioni Cattive - Santo Stefano di Magra
Transitiva – Festival dell’Altrove - Oulx
Liminare – Festival delle Soglie - Cervo
Risposta corretta, come al solito, in fondo.
Uno spazio in questa newsletter dopo l’estate?
Il Festival Cultural-Letterario in Provincia (FCLP)
Che poi oddio, provincia. Non immaginate Fitzcarraldo e il suo teatro trasportato in Amazzonia, arrivare qui è cosa di trenta minuti di treno dalla più vicina stazione ad Alta Velocità. Ma la provincia è più una questione di mindset che di isocrone, si sa.
Dunque, da un sacco di anni la cittadina vicina ospita un festival letterario (letterario? culturale? C’è un po’ di tutto, letteratura, filosofia e pure economia, ci torniamo).
Il Festival Cultural-Letterario in Provincia (FCLP) fa un effetto un po’ strano per chi arriva dai festival di città, dalle riviste letterarie alte o dal festival di Mantova o di Internazionale a Ferrara.
Innanzitutto il FCLP non si vuole privare di nulla: nomi, libri, storia, gastronomia, economia, perché deve accontentare un po’ tutti, anche perché i soldi li mettono le fondazioni, i comuni, le aziende sponsor a là Rotary Club. E ci riesce: dichiara 20.000 presenze all’anno. Funzionare, funziona.
Oltre al nome del festival (Filosofia, Letteratura, Cultura erano presi, ora si va su Memoria, Altrove, Confini, Passaggi, Intersezioni, abbastanza generici in modo da poterci far stare dentro tutto comunque) c’è un tema: perché ogni edizione di un festival che si rispetti deve avere un tema. Anche il tema deve essere sufficientemente generico da poter essere usato per qualunque spunto o libro, e non politicamente schierato per non avere problemi. La genericità aiuta in modo che quell’autore (già invitato) abbia scritto almeno tangenzialmente su quel tema. Il tema nel comunicato di presentazione è come una pellicola che viene talmente tirata da rischiare il patatrac, come quando si rompe un elastico.
Quindi dopo l’introduzione del singolo evento, svolta con una certa emozione dal rappresentante dello sponsor locale che parla per la prima volta in pubblico dopo che ha smesso la lettura della messa della domenica (io sono preda dell’ansia per empatia verso di lui/lei), il tema viene rapidamente messo da parte, e si passa a parlare del libro, quando va bene.
O non si passa a nulla, perché chi dovrebbe presentare parla invece per il 90% del tempo a disposizione, lasciando l’autrice (metto il femminile perché spesso è il maschio presentatore a parlare per conto della femmina scrittrice, almeno nella mia esperienza) a odiare l’agente che l’ha inviata lì a sperare che almeno due persone si mettano in fila per il firmacopie. Il discorso non vale per gli scrittori alfa, che invece sono spesso riveriti a zerbino dall’interlocutore.
L’autrice è paracadutata dalla casa editrice, immagino io. “Dov’è che devo andare?" si farà ripetere dall’agente. A volte l’autrice è simpatica e presa bene, a volte si vede che non vede l’ora di riprendere il Frecciarossa in business class nel minor tempo possibile.
Gli autori (e le autrici) sono evidentemente scelti per uno share del 80% dalla casa editrice che è partner sponsorizza/è nel comitato scientifico del festival. Checklist perfetta del candidato:
avere scritto un libro uscito da meno di sei mesi;
avere più di 50 anni, meglio se più di 60;
essere noto al 90% di probabilità a chi è sopra i 60;
avere già partecipato in passato (ed essere in grado di stare in piedi da solo).
Quindi largo ai Severgnini (impossibile trovare un posto alla sua presentazione), alle Casati Modignani (sono passato a dare un’occhiata per sbaglio e c’era comunque un sacco di gente, sopra i settanta), agli Albinati, ai Genovesi, alle scoglionate Ciabatti (che forse non voleva venirci, chissà).
Il pubblico vuole il grande nome, che in Italia significa anziano o al massimo di mezz’età. Mettici dunque anche Cacciari (unico con la concessione di tirare in ballo un suo saggio di 30 anni fa, del resto attuale oggi più che mai recita il comunicato stampa) che sta al FCLP come Pupo sta alla Russia, una star in esilio.
E mettici i Rampini sr e jr, in coppia, e mettici un Bussola (per me un mistero di come… niente, niente), e siccome un libro a un famoso non si nega a nessuno, inserisci perfino Red Canzian dei Pooh e un redivivo Riccardo Patrese ex pilota anni Ottanta. Poi ci sono gli Andreoli e i Pellai, perché oggi il disagio e la psicologia riempiono le piazze meglio di Barbero.
Il FCLP ha bisogno di nomi che siano conosciuti da chi non legge, questo è il triste segreto. Perché con i numeri di chi non legge, la maggioranza, alimenta direttamente o indirettamente un fatturato di truck food di tradizioni più o meno inventate, delle bandiere gialle degli agricoltori diretti che cucinano, l’indotto di bar e ristoranti che fanno il pienone solo in occasioni come queste, in cui il FCLP è la molla di economia comportamentale per non badare a spese, e mangiare nel ristorante della tua città in cui non andresti mai in un altro momento. Non che sia un male: provo un piacere quasi fisico a pensare che Trevi o Desiati siano stati mescolati con il gnocco fritto, mentre fanno una battuta con dentro la parola apotropaico. E naturalmente ne hanno bisogno gli sponsor, che controllano i numeri delle presenze (“ventimila!”, Ricordo che io essendo stato a tre presentazioni valgo tre presenze).
Nel programma nei target si passa direttamente dagli anziani agli sparuti bambini emiliani, coccolatissimi: il programma li intrattiene a profusione con racconti, letture, rappresentazioni che servono ai genitori per prendere fiato e mangiarsi una tigella al truck food. Quelli anagraficamente nel mezzo non esistono. Del resto, in provincia al weekend i giovani non ci sono: o sono a studiare a Bologna e Milano, oppure sono al mare.
E poi il FCLP è la scusa perfetta per una ulteriore litania sulla storia e cultura locale. Come si asserisce in ogni luogo del mondo, ma soprattutto in Italia, ogni cosa è stata inventata qui in un raggio di 30 km. Il cibo? Il migliore del mondo! La cultura? Dal 1466! Le origini? Romane! (o celtiche a secondo della giunta comunale.) “Ecco un altro saggio che ci rassicura sulla nostra eccellenza. Ce lo presenta…”
La questione, alla fine, è: si vendono poi i libri con questi festival? Boh, io ho più di qualche dubbio, anche se il mercato è talmente piccolo che ogni tascabile scontrinato sposta una posizione in classifica. Si vendono sicuramente tigelle, pizze e taglieri del contadino, e un sacco di gelati e di birra causa caldo da riscaldamento climatico in pianura.
Non c’è davvero un nesso tra presentazioni e transazioni di libri. Da marketer questa cosa mi fa impazzire, e mi chiedo chi ancora speri di vendere libri con le presentazioni. O forse c’è qualche mistero sotto che da profano non capisco. Probabilmente gli scrittori alfa ricevono un cachet adeguato. Il business se sei famoso è esserci, presenziare, non scrivere. E così la ruota continua a girare, perché se sei famoso puoi continuare a scrivere libri, andare al FCLP, ecc. Ma probabilmente non ne capisco nulla io.
Il problema ulteriore, oggi, credo sia che ascoltare un autore ha ormai subliminato il diritto/dovere di leggere (o almeno comprare) il suo libro. Cosa vuole di più, siamo anche venuti ad ascoltarlo, e di persona! Che si accontenti. Ci interessa sempre di più vedere chi c’è dietro il libro, e non il libro.
Il libraio in ogni caso schierato lì speranzoso (o forse recita con allenata maestria), con i libri geometricamente impilati con cura, ma si illude (o no, lo sa già?), la gente gli sfila sorridendo imbarazzata con la faccia che dice “ce l’ho già, grazie” e statisticamente almeno un 75% sta mentendo. A me si stringe il cuore, alla scena: di solito me ne vado prima o compro libri che so non leggerò mai. (L’editoria è l’unico settore in cui non riesco ad essere così cinico.) Però darei l’accesso prioritario a chi ha comprato il libro dal libraio in piedi a lato? O meglio, un gagliardetto motivazionale enorme a chi possiede davvero il libro? No, fermatemi, non voglio entrarci. Fate voi.
Certo, come mi dicono tutti gli amici dandomi forse giustamente dell’incontentabile, il FCLP è meglio che esista che non esista. Male non fa, checché ne possano pensare i puristi di festival letterari più verticali come il “festival del gotico ma solo di autori balcanici”. Quantomeno è un segno di resistenza di una provincia culturalmente desolata. Anche se, a dire il vero, in una prossima edizione vorrei avere solo booktoker gender fluid, per vedere l’effetto che farebbe sulle coppie in Hogan e polo nell’unico loro giro vagamente culturale dell’anno, col cane al guinzaglio. Non succederà mai: piuttosto il presidente della Fondazione si darebbe fuoco come un bonzo davanti al palazzo comunale.
Il marketing insegnato dai negozianti
Chissà.
ilmarketinginsegnatodainegozianti.info è un progetto collettivo di gonzo journalism a cui puoi contribuire senza pietà. No screenshot o inoltri dai social: solo foto tue.
Segnalazioni
La settimana scorsa nella newsletter si è parlato delle community che si formano attorno ai percorsi ciclistici, con i puristi contro gli elettrici, uniti comunque dal culto del fenicottero.
Ho scritto un pezzo per GS1, si chiama Il paradosso del B2B online: grandi cifre, piccoli cambiamenti – In attesa di un cambiamento di mentalità
Ho parlato al meeting annuale di Fairtrade Italia, con alcuni spunti di riflessione sul difficile rapporto tra quello che le persone vogliono, dicono e comprano, e qualche suggerimento di indagine. Queste le slide.
That’s all folks!
Se ti è piaciuta, inoltrala in ufficio o all’ombrellone a fianco.
Per essere sponsor in questa newsletter, clicca qui. Per un workshop, uno speech o una presentazione del mio nuovo libro in azienda: scrivi a eventi@diegoli.com o rispondi direttamente a questa mail.
Ci leggiamo venerdì prossimo,
gluca
Grazie a Daniela Bollini per la solita paziente correzione.
Grazie a Cristina Portolano per le grafiche. Ha un crowdfunding in corso!
Quiz: 1) Fisiko! esiste davvero (e sembra figo). (fonte).
Bella newsletter, ma la risposta trabocchetto sul quiz non me l'aspettavo
Ho riso molto, ma con una lacrima che mi solcava il viso. Nella mia esperienza tutto vero, tranne il Frecciarossa business: non mi merito la business.