Com’è andata a finire?
Perché non ci dobbiamo fidare delle news di marketing. E del prezzo della ricotta.
Direi che il passaggio a Substack è andato bene, a parte una frenata del tasso di apertura che dipende dal cambio di indirizzo di spedizione (purtroppo non è personalizzabile con la mia email. In ogni caso rispondo a tutti quelli che mi rispondono, anche da questo indirizzo. E se lo inserite tra i contatti evita lo spam, le promozioni e tutto il resto) e forse dal solito problema di Gmail con le email lunghe. Ma poi chi se ne frega delle statistiche su una lettera personale? E anche di Gmail.
I vostri feedback su impaginazione e leggibilità sono stati positivi, quindi: super.
PS: sono un po’ più attivo sulle stories di IG con citazioni e articoli dei miei argomenti – mentre le foto sono sempre e solo di linee orizzontali – ma siccome non ho lo swipe è sconsigliato per chi soffre di pigrizia nel googlare.
Com’è andata a finire?
Mi piace guardare le serie in differita. Nel senso, quando non ne parla più nessuno. Mi piace lasciare decantare il chiacchiericcio. Anche Taleb sostiene (all’incirca) che il tempo è il giudizio più affidabile che abbiamo a disposizione. Prima possiamo solo scommettere.
Pagherei per un giornale che pubblichi una rubrica “come è andata a finire”. Ogni tanto solo Il Post lo fa.
Le previsioni dei marketer per il 2021, riviste nel 2023. Ci sarebbe da ridere. Comunque siccome ci tenete, lo so, eccole qua.
Mi fiderei? Uhm.
Io difficilmente mi fido delle news, soprattutto quelle econo-tecnologiche e di marketing (e i ridicoli commenti giornalieri sull’andamento borsistico, che fanno il paio con quelli dei positivi covid, altro discorso ancora).
Ancora Taleb:
Ci vuole un enorme investimento nell'introspezione per imparare che le trenta o più ore trascorse a "studiare" le notizie il mese scorso non avevano alcuna capacità predittiva durante le tue attività di quel mese né hanno avuto un impatto sulla tua attuale conoscenza del mondo.
Sulle news di marketing poi avrei molto da ridire: non perché siano fake, ma perché sono biased (quando va bene) dall’entusiasmo ingenuo del giornalista spesso inesperto di tecno-marketing, da pagamenti occulti per la pubblicazione (stampa b2b) e spesso da conflitti di interesse, per cui la stampa tradizionale gode nel vedere le piattaforme soffrire, e le piattaforme godono nel vedere celebrata ogni innovazione come “epocale” dalla stampa varia che si nutre dei loro comunicati stampa per fare views, e dalla fame di news per fare views di tutto un ecosistema basato sulla monetizzazione delle views con la loro pubblicità (attraverso Google Display, soprattutto). Un bel circolo vizioso, da romanzo distopico digitale.
Ho nei miei promemoria del “come è andata a finire?”:
programmatic advertising (ne parlo prossima settimana, ho finito un libro interessante)
ricerche vocali, SEO vocale su Google e ecommerce vocale
Messaging Commerce
Social Commerce
Video Ads
Non fidatevi quasi mai degli annunci roboanti, è il mio consiglio. Su Marketing Brew, c’è la lista delle cose più sopravvalutate del 2021. Coincidono con parte di quelle della tabella sopra. A proposito, come è andata a finire con i corporate blog?
Il test della ricotta
Le due ricotte costano praticamente uguale. La prima è (probabilmente) più buona. Ma l’insegnamento è: per il prezzo scegli sempre l’unità di misura più piccola, come giorno, mese e non anno (è il chilo a sinistra, il barattolo a destra, in questo caso). (Sì, sono io che faccio la spesa: IL DECISORE DI ACQUISTO. Capito P&G?)
Ovviamente pochissimi, nel fare la spesa, fanno più di un rapido giro di neuroni nel sistema 1 kahnemaniano per decidere cosa mettere nel carrello, e quando lo facciamo è perché siamo connaisseur (ne avevo scritto su Link, nel prequel del mio libro) di un particolare prodotto, per gli altri, pilota automatico. Erano i pochi secondi definiti come first moment of truth proprio da P&G. Il che ci fa capire perché da un lato come la variabile prezzo sia assurdamente decisiva in un ambiente poco incline alla riflessione lunga (la spesa online per la stessa ricotta potrebbe essere diversa, in effetti), e quanto sia difficile far passare un messaggio complesso che non sia “conosco questa marca o no?”.
Come dice Mark Ritson su marketingweek.com
Marketers […] wildly overstated the importance and impact of brands on consumer’s lives. We forgot that most customers really don’t give a fuck about anything in a supermarket other than the final bill and how long it takes to generate it.
Cose da leggere e altro
Un’indagine interessante sulla generazione Z.
Costruire brand brillanti: lungo PDF con 21 opinioni raccolte da… Facebook (aehm). Qui la stessa FB (aehm) pubblica i propri trend sulle conversazioni globali.
Storie di resilienza: Tupperware e la pandemia
Netflix, i dati, la cultura aziendale: storia di un successo unico
Il calendario del social media marketing (così possiamo fare post inutili e tutti uguali sulla giornata mondiale della pizza e altre banalità, nascondendo la mancanza di vera creatività centrata sul brand). La versione stampabile da ufficio qui.
Stranezze
La Panda 4x4 è leggenda. In Spagna fa notizia.
Scuola di markettese
Una visione di eccellenza “human centered” che si sposa con il metodo “Big Picture” scelto da %società_di_consulenza%
Negozianti
That’s all folks!
Anche per oggi è tutto. a venerdì prossimo. Se vuoi dirmi qualcosa, rispondi!
gluca
Hai altri dieci minuti liberi? Qui ci sono tutte le edizioni della Lettera.
Vuoi sponsorizzarla? Qui trovi le informazioni .
Vuoi inoltrarla a qualcunə? Ma grazie! Se ti è servita a qualcosa puoi anche pagarmi un caffè qui
Se sei nuovə qui, sono Gianluca Diegoli e mi occupo di consulenza su strategia di marketing e di vendita digitale, (e)commerce e D2C.
Questa newsletter è la sorella gemella del blog che tengo dal 2004. Un altro spin-off è il blog sul marketing insegnato (d)ai negozianti .
Ho scritto qualche libro , ma l’ultimo (« Svuota il Carrello ») è quello che mi rappresenta di più. Insegno in IULM e in Master ma ho anche creato un mio corso online di marketing .
Ho co-fondato Digital Update e con altre due tipe più smart di me ho avuto l’idea del primo FreelanceCamp .
Ho creato canvas e un manifesto per la trasformazione del marketing.
Da marzo tengo un canale Telegram con link a dati economici, settoriali e di vendita pre, durante e post lockdown-covid.
Bocconiano anomalo, proud generation X member. La noia è una risorsa.