🆗 [sì, è venerdì] Come nasce una newsletter | il mio libro | da 0 a 1 euro di Gianluca Diegoli • Newsletter #34 • Visualizza online Come nasce una newsletter? Sei su di un treno regionale e pensi – potrei scrivere per la newsletter – e allora provi a usare il telefono per collegarti, nel frattempo la gente continua a salire e il tuo computer è immerso tra persone strette strette, e ti sembra quasi di fare loro un dispetto a utilizzare lo spazio del laptop per qualcosa che loro considerano – si vede dagli sguardi – un po’ da fanatici del lavoro, e anche da privilegiati perché io sono seduto e loro no. Poi succede che stai uplodando una foto, ma il treno intanto è arrivato in stazione, e se scendi troppo tardi rispetto a quelli che sono arrivati, poi sarai schiacciato da quelli che partono, che penseranno ancora di più dei primi a quanto bisogna essere maniaci del lavoro per intasare la circolazione dei pendolari con questo pretenzioso Mac – e scendi no? ti parlano con lo sguardo minaccioso del pendolare arrabbiato – ma intanto la foto non vuole sapere di caricarsi, e non so se Revue la considera già dentro oppure in uno spazio indefinito tra il mio computer, i server e i cavi sottomarini dell'Atlantico. Ecco, fatto. Chiudi. Ma la stazione di Bologna, quella AV, non è facile da utilizzare per la newsletter: pochissime panchine, binari annunciati all'ultimo minuto, con le persone lì ferme in piedi in attesa che neanche fuori dalla sala parto. Due bar, estremamente costosi e comunque con pochi tavolini. Il tutto immerso nella lugubre atmosfera di una cripta post-atomica. Ma fa niente, ti concentri e provi a inserire un link o due. Arriva l'annuncio. Scendi nella catacomba del binario 19. Nessuna panchina qui. Devi tenere a mente che dovresti inserire anche quella foto che hai salvato ieri. Ma dove? Intanto il treno arriva. Ti siedi. Ti colleghi senza speranza al wifi di Italo (perché ho preso Italo? Boh). Si collega! Dopo cinque minuti si scollega, poi si collega. Il mac e Revue impazziscono, non sono abituati alle connessioni ferroviarie. La tua vicina di poltrona deve andare in bagno. Chiudi il pc, sposti tutto l'apparecchiamento minuzioso studiato in anni di viaggi che deve sfruttare ogni centimetro quadrato del tavolinetto – occhiali, custodia delle cuffie, ecc. Lo rimetti. Torna la vicina. Da capo. Il train manager urla a tutto volume dagli altoparlanti. Ti metti le cuffie. Il bluetooth come al solito è esoterico, a volte va al primo colpo, a volte potresti attendere ore. Te la cavi in cinque minuti. Arrivi a Firenze, gli americani in vacanza si scontrano con il fatto che nessuno in Italia sta al suo posto, ma c'è sempre qualche scambio di posto in corso. Vieni schiacciato da uno zaino di un giapponese che non ha capito lo scambio di posti e la lettera, ti butti sul mac per salvare quello che hai scritto finora. La vicina vuole andare al bar, proprio mentre c'è un ingorgo terribile, da chiamare i vigili: sembra che siano entrati tutti dalla porta sbagliata del vagone. La fai passare, ma chiudendo il Mac la connessione sfuma. Il train manager continua a urlare dagli altoparlanti che c'è traffico sulla rete ferroviaria. Partenze intelligenti anche per i treni? Solo gli americani lo ascoltano. Vorresti provare se davvero le sigarette elettroniche attivano l'allarme antincendio a pioggia,
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🆗 [sì, è venerdì] Come nasce una newsletter | il mio libro | da 0 a 1 euro
🆗 [sì, è venerdì] Come nasce una newsletter | il mio libro | da 0 a 1 euro di Gianluca Diegoli • Newsletter #34 • Visualizza online Come nasce una newsletter? Sei su di un treno regionale e pensi – potrei scrivere per la newsletter – e allora provi a usare il telefono per collegarti, nel frattempo la gente continua a salire e il tuo computer è immerso tra persone strette strette, e ti sembra quasi di fare loro un dispetto a utilizzare lo spazio del laptop per qualcosa che loro considerano – si vede dagli sguardi – un po’ da fanatici del lavoro, e anche da privilegiati perché io sono seduto e loro no. Poi succede che stai uplodando una foto, ma il treno intanto è arrivato in stazione, e se scendi troppo tardi rispetto a quelli che sono arrivati, poi sarai schiacciato da quelli che partono, che penseranno ancora di più dei primi a quanto bisogna essere maniaci del lavoro per intasare la circolazione dei pendolari con questo pretenzioso Mac – e scendi no? ti parlano con lo sguardo minaccioso del pendolare arrabbiato – ma intanto la foto non vuole sapere di caricarsi, e non so se Revue la considera già dentro oppure in uno spazio indefinito tra il mio computer, i server e i cavi sottomarini dell'Atlantico. Ecco, fatto. Chiudi. Ma la stazione di Bologna, quella AV, non è facile da utilizzare per la newsletter: pochissime panchine, binari annunciati all'ultimo minuto, con le persone lì ferme in piedi in attesa che neanche fuori dalla sala parto. Due bar, estremamente costosi e comunque con pochi tavolini. Il tutto immerso nella lugubre atmosfera di una cripta post-atomica. Ma fa niente, ti concentri e provi a inserire un link o due. Arriva l'annuncio. Scendi nella catacomba del binario 19. Nessuna panchina qui. Devi tenere a mente che dovresti inserire anche quella foto che hai salvato ieri. Ma dove? Intanto il treno arriva. Ti siedi. Ti colleghi senza speranza al wifi di Italo (perché ho preso Italo? Boh). Si collega! Dopo cinque minuti si scollega, poi si collega. Il mac e Revue impazziscono, non sono abituati alle connessioni ferroviarie. La tua vicina di poltrona deve andare in bagno. Chiudi il pc, sposti tutto l'apparecchiamento minuzioso studiato in anni di viaggi che deve sfruttare ogni centimetro quadrato del tavolinetto – occhiali, custodia delle cuffie, ecc. Lo rimetti. Torna la vicina. Da capo. Il train manager urla a tutto volume dagli altoparlanti. Ti metti le cuffie. Il bluetooth come al solito è esoterico, a volte va al primo colpo, a volte potresti attendere ore. Te la cavi in cinque minuti. Arrivi a Firenze, gli americani in vacanza si scontrano con il fatto che nessuno in Italia sta al suo posto, ma c'è sempre qualche scambio di posto in corso. Vieni schiacciato da uno zaino di un giapponese che non ha capito lo scambio di posti e la lettera, ti butti sul mac per salvare quello che hai scritto finora. La vicina vuole andare al bar, proprio mentre c'è un ingorgo terribile, da chiamare i vigili: sembra che siano entrati tutti dalla porta sbagliata del vagone. La fai passare, ma chiudendo il Mac la connessione sfuma. Il train manager continua a urlare dagli altoparlanti che c'è traffico sulla rete ferroviaria. Partenze intelligenti anche per i treni? Solo gli americani lo ascoltano. Vorresti provare se davvero le sigarette elettroniche attivano l'allarme antincendio a pioggia,