☀️[È venerdì Summer Edition] Mi tuffo nell'overtourism dell'Italia spensierata
Una gita al Lago Più Piccolo Dell'Emilia. E un nuovo crucimarketing
Sei nella versione estiva e un po’ svagata di questa newsletter. La normale programmazione torna a settembre.
Questa newsletter è dedicata al mio amico Bernhard. Ci manchi sempre.
L’ombrellone troppo caro e le spiagge vuote di agosto: che noia, la discussione estiva 2025. Per fortuna che Ester Viola (sul Foglio) lo svela, quel re-nudismo che non vogliamo vedere: in agosto fa tutto schifo – il cibo, la spiaggia, l’acqua, il tempo, il caldo, noi. Meglio andare in vacanza prima e, in agosto, (per chi è dipendente) lavorare a basso mantenimento all’aria condizionata aziendale e (per chi è freelance) al fresco di quella casalinga, detraibile per il 50% del costo.
Vero che gli stipendi italiani sono scarsi e i prezzi invece molto meno, tuttavia a credere a questo presunto rapporto diretto e uniforme, su tutti i servizi e i prodotti, tra capacità di spesa e livello di “lusso” è ormai solo chi non lavora davvero nel marketing (come molti giornalisti della stampa generalista).
La realtà è che gli schemi sono saltati da tempo, per dirla da pigri telecronisti: molta gente oggi spende ben al di là dei propri mezzi – si compra a rate perfino su Zalando. Si acquistano cellulari, auto, esperienze e un sacco di altre cose che teoricamente, secondo la rigida proporzione tot reddito-tot costo, non si dovrebbero comprare. Ma non è più così. Oggi siamo spilorci su alcune cose (“io vado all’Eurospin a comprare la pasta!”) e delapidatori su altre (“uh, un corso di yoga in collina a soli 500 euro!”).
Semplicemente, non abbiamo voglia (generalizzo) di sperperare proprio lì, in lettini e ombrelloni e baretti e gelatini sempre più piccoli, rosolandoci su di una sabbia che tocca le temperature del deserto australiano a gennaio, anche perché l’Italia costa ormai ben più della Grecia, di Cipro, dell’Albania (e non meno della Croazia, per esperienza) almeno a giugno. È molto semplice. E quindi dove sperperiamo? Dove sono finite le persone che non sono a giocare ai racchettoni ai Lidi Ferraresi?
Sono andato a vedere cosa succede in montagna, in Emilia, o almeno, in quello che abbiamo di più vicino a una montagna di cui disponiamo.
È quindi un (credo io) anonimo mercoledì della settimana di ferragosto. Dopo due ore di auto arrivo a quello che David Foster Wallace in un racconto sul Midwest avrebbe rappresentato con un cartello che reciterebbe “Benvenuti al Più Piccolo Lago Dell’Emilia*” (*se escludiamo i maceri e gli stagni della pianura). D’ora in poi, PPLDE.
In realtà ci arrivo a piedi, perché da chilometri prima del lago i posti auto sono tutti occupati già dal mattino. (A un certo punto, la strada è tagliata trasversalmente da una riga blu spessa almeno un metro: da lì in poi si paga. È interessante, come esperimento micro-economico, vedere come si distribuisca la domanda tra le alternative: 3 km a piedi gratis o 1,5 km a piedi a pagamento, 6 euro al giorno. Vince sul mercato la seconda, evidentemente.)
Ho prenotato il pranzo al “rifugio”. Mi hanno detto che accettano prenotazione fino alle 12.30, poi scatta il sistema FIFO (First In, First Out), cioè la fila (im)paziente. Io, allergico alle attese comuni, prenoto per le 12:15.
La macchina della ristorazione sul luogo è oliata a puntino, sta già girando a pieni giri come fosse un McDrive alpino. Sono tre ristoranti affiancati, e solo nel primo almeno venti persone sono ai tavoli, tre alla griglia, e chissà quanti in cucina. I tavoloni sono quelli low cost, della sagra, con le lunghe panche color pino. Si mangia collettivamente. La temperatura è gradevole, se non fresca. Per questo motivo la gente è meno irritabile e (quasi) nessuno litiga per la precedenza di ingresso. Ho calcolato (davvero, l’ho fatto) che ognuno dei tre ristoranti consumi circa un maiale all’ora per sfamarci (cioè la sua parte commestibile, che comunque è quasi tutto, come si sa).
La grande tavolata ombrellonata in stile sagra padana sconfina direttamente nel parcheggio, che poi è anche il termine della strada: nessun metro quadrato è stato lasciato improduttivo. Questo posizionamento (del mio tavolo, intendo) mi consente di osservare come gli automobilisti si dividano, come le persone, in economisti e imprenditori. Gli “economisti”, arrivando, si fermano molto prima del termine della strada al lago, e parcheggiano nel primo posto libero che vedono (infatti, pensano, i posti successivi a rigor di logica sono tutti occupati), gli “imprenditori” ci provano, nonostante tutti i posti siano occupati per chilometri, sperano che prima dell’arrivo al lago un posticino si sia liberato. L’imprenditoria vive sul non si sa mai, è notorio. Ma non accade, nel 99% dei casi, e così si trovano a dover fare un’inversione tra SUV, moto, ciclisti chiaramente proto-suicidi che scendono a 80 chilometri orari, nonni con bastoni da nordic walking (per darsi un tono – quando da anziano avrò bisogno di un bastone userò quelli. “Hai i bastoni?” “No, faccio nordic walking!”) al seguito di famiglie con bambini, motociclisti rombanti di varie tribù – ci sono persino tre harleysti.
C’è un solo posto libero nel parcheggio: il prodotto civetta che illude tutti “gli imprenditori”, ci si fiondano dentro Qashqai, Suzuki Swift, una Panda 4x4, una vetusta Renault Mégane Euro 2. Vedere la faccia del guidatore quando scopre che è entrato nel posto riservato alle auto elettriche (cioè, alla loro ricarica, vedremo che…) è impagabile: vedi la delusione, l’idea di fregarsene, il senso di colpa, la paura della multa, io lì con la mia grigliata mista a lato che li fisso. Insomma, dopo venti secondi innestano la retromarcia e via. Dopo dieci secondi arriva un’altra vittima della trappola infernale e tutto si ripete.
Il PPLDE raccoglie tutti: una cosa che non succede più online, la vera vita, il mondo fisico è solo un’appendice, si sa. Ci sono appunto motociclisti Harley che odiano i motociclisti da enduro BMW, che odiano i ciclisti muscolari che odiano i ciclisti elettrici che odiano i runner che odiano i passeggiatori che odiano le famiglie con bambini che odiano i single con i cani.
Il lago è talmente piccolo che non potrebbe contenere contemporaneamente tutte le persone che sono al ristorante. Ma non è un problema: non è permessa la balneazione. (In effetti il suo colore è un azzurro quasi-alpino. Quello alpino 100% è marchio registrato Pantone dell’ente turismo Südtirol.) Non si può fare il bagno ufficialmente per non disturbare le carpe e le rane bue — le stesse carpe che puoi però pescare pagando le esche al chiosco apposito.
Ognuno di noi presenti al PPLDE è evidentemente convinto di non essere “quella persona in più” che crea l’overtourism, perché nella nostra mente siamo individui unici, portatori di un diritto d’accesso speciale. Io, per esempio, mi dico “vado in montagna una volta all’anno, non venite a prendervela con me!”. E poi mi serve per la newsletter, ho un pass come intellettuale, no? Di fianco a me due nonni giovani direbbero “e dove lo mettiamo sennò questo insopportabile novenne? Te lo prendi tu, ciccio, con quel libro di David Foster Wallace che hai pure già letto una volta?”. Che dire, hanno ragione. E dall’altra parte “oh, senti, io devo pomiciare, ho più diritto di te, sono giovane, ho il pass gen Z, ci avete preso tutto, almeno il lago gratis!”. Ok, ok, ho capito.
Surplace, stallo alla messicana: nessuno si muove. L’Italia spensierata riprende il suo corso.
Sto per andarmene, ora i posti liberi al parcheggio sono aumentati – si viene qui anche solo per il proprio pezzo di maiale sacrificale –, una Tesla è parcheggiata davanti al posto riservato alla ricarica delle bici elettriche. Un equilibrio mirabile di “forse ho il quasi diritto a parcheggiare qui comunque”, peccato non aver visto la sua faccia.
Sento un grido, la gente si gira verso il lago, qualcuno riprende con il cellulare. Un Nessie emiliano? Quasi, comunque in scala. È un tranquillo serpentino d’acqua che si avvia verso la riva. Una madre grida alla figlioletta “Vieni via!”. Poi il nostro Nessie capisce che è ferragosto e la gente è strana e meglio non rischiare, fa inversione e scompare. Beato lui.
Anche questa settimana c’è il cruciverba. Purtroppo ho perso le soluzioni di quello precedente, compilatelo a caso se non ce la fate a finirlo, esattamente come fareste con un budget previsionale a tre anni.
Quindi potete scaricare il nuovo PDF del cruciverba, stamparlo e portarlo in spiaggia, oppure cercare di risolverlo online (non garantisco si veda da smartphone, forse da iPad).
Se invece volete passare vacanze spensierate, e al marketing pensarci solo a fine agosto, qui sotto c’è il mio ebook Cose divertenti. È anche gratis.
Ma se volete proprio sorridere sotto l’ombrellone, e spaventare i vicini, c’è il libro giallo, Qui potete leggerne un capitolo, pubblicato da Link questa settimana.
Ci si sente quando capita. Buon agosto.
Ciao,
gluca
E grazie a Daniela Bollini per l’editing: secondo me lei è nell’unico posto senza overtourism.