Scrivo questa newsletter da un regionale da Firenze a Pisa: uno di quelli che i turisti di tutto il mondo osservano stupiti, poi controllano il biglietto come per sincerarsi che non ci sia uno sbaglio. Davvero il treno che li porterà alla mitologica Torre di Pisa attraverso la altrettanto mitologica Tuscany è un regionale senza nemmeno il posto prenotato e un po' sferragliante? Una coppia di giapponesi è abbastanza in ansia. Io gli sorrido come per dirgli "Tranquilli, va tutto bene, arriverete sani e salvi, non fate caso al rumore e alla compagnia". Sì, perché sembrano un po' irrigiditi dalle multiple nazionalità ed etnie in pirotecniche mise che sono rappresentate nel vagone. Vorrei fargli notare che questo treno è molto migliorato rispetto a qualche anno fa. Ma che gliene importa a loro, si aspettano l'Italy dei cataloghi delle foto sovra-saturate dei siti e degli Instagram turistici. E invece questo treno è tutto un beige, un grigio topo, un blu ospedale.
In partnership con
Buongiorno e grazie di nuovo dell'ospitalità, Gianluca!
Vi scrive Giovanni Ciampaglia – Direttore Marketing di Websolute. Insieme a Claudio Tonti, Head of Strategy, ogni settimana discutiamo di strategia digitale, via Digital Roadmaps, podcast creato per discutere di Marketing, eCommerce e Digitale in modo strategico, provando a ispirare e stimolare i vostri progetti digitali, anche con ospiti esperti.
A proposito, c’è anche Gianluca Diegoli tra gli ultimi episodi (super consigliato!). Ecco la lista completa:
E#15 Il Brand e il Branding oggi, 3 ingredienti chiave - con Alberto Fraticelli (ex-Ferrari, Lotto)
E#14 Un Brand di arredamento e Digital Strategy - con Gianluca Diegoli
E#13 People Care is the New Digital: con Barbara Orsi (Marketing Manager Farmaceutico)
E#12 Un Brand di Vini e Digital Strategy - con Nicola Bonora (Digital/UX Strategist)
E#11 L'Influencer marketing: un asset strategico per i Brand? Con Alessandro Cola (CEO di Xplace)
Trovate il podcast su: Spotify, Apple Podcast, Google Podcast, YouTube.
Mini-survey anonimo (sono solo 5 domande): se hai mai lavorato (come committente) con un’agenzia digital nella tua carriera. Un grazie sincero per il tuo input che puoi darci qui: https://forms.gle/uk7Ugom2FNXcRfTRA
Cosa è Websolute? Un Gruppo di agenzie digitali con l’obiettivo di supportare le eccellenze italiane ad avere il riconoscimento che meritano nel mondo. Come? Con la Comunicazione, il Marketing, il Brand, e soprattutto il Digitale e l’eCommerce. Un’eccellenza, una Roadmap Digitale. Vuoi parlare con noi del tuo prossimo progetto digital? Contattaci qui. Per chi volesse collegarsi con noi via Linkedin: Giovanni Ciampaglia, Claudio Tonti oppure segui la pagina di Websolute.
Grazie dell’ospitalità Gianluca e alla prossima!
Di consumi e Gen Z
Questa è una newsletter di riflessioni un po' scombinate, uno stream of consciousness, uno stato condiviso con i miei neuroni dopo due giorni di aula dalla mattina alla sera.
Una opportunità spesso sottovalutata di fare formazione – una funzione in cui non mi sento mai pienamente a mio agio, nonostante l'allenamento abbia appianato le mie resistenze – è di imparare qualcosa. Esco da una settimana piuttosto intensa, forse la prima dopo la pandemia, di formazione in presenza, principalmente alla cosiddetta Gen Z. La magistrale in Marketing a IULM, il master universitario in Retail, sempre a IULM, e domani (ieri per chi legge) a Internet Festival a Pisa con Registro e Digital Update, è stato uno sforzo che mi ha stancato fisicamente. Nonostante questo, dicevo, una delle cose belle della formazione è che impari gratis, anzi, normalmente vieni pure pagato. Impari, per esempio, quando parli con una generazione che non solo non è la tua, ma che comincia a essere molto lontana dalla tua.
Ebbene, questa settimana ho imparato molto da chi non vede le cose come tu sei abituato a vederle, perché forse non le vedi più davvero: e alla fine ti chiedi se la realtà, sotto sotto, non si sia modificata bensì, per varie ragioni, se tu non la percepisca più, e se la tua mente – forse – riporti la realtà al modello delle cose che hai memorizzato quando eri tu al loro posto, quando era più plasmabile.
Nella vita mi occupo di forme dello scambio consumistico, che poi è il minimo comune denominatore delle mie sessioni. A volte, parlando con loro, mi sorge il dubbio che queste forme non possano/debbano essere radicalmente ripensate per quando queste persone saranno la maggioranza.
Non è questione di considerare tutte uguali le persone tra i 18 e i 25: non è così, sono più diversi tra loro che io da loro. Eppure condividono questa innocenza nella visione che mi affascina.
Mi spiego e scendo a terra: perché i supermercati sono fatti così? A cosa servono le agenzie delle banche? Perché diavolo devo ancora fare la fila al bar?
Mercoledì al master Retail la sessione verteva sull'omnicanalità: i ragazzi e le ragazze mi guardano con stupore quando spiego che le persone non sono offline oppure online, ma che oggi ogni esperienza è ibrida. Certo che è così prof, è ovvio, queste cose le deve spiegare agli adulti nei consigli di amministrazione, non a noi. Io mi metto sulla difensiva – oh, guardate che mica è semplice adattare questo mondo a voi. Sapete, il CRM, la CDP, le API, i vecchi sistemi ERP, i magazzini con AS400, ecc. ecc. Ma niente, "Noi vogliamo tutto, quando lo diciamo noi, a portata di app". Non so se dirgli che molto spesso la verità non è che sia difficile e complesso (e lo è) ma che gli adulti nei consigli di amministrazione non hanno poi così voglia di rischiare di cambiare le cose per la gen Z, tanto loro sono ancora una minoranza. Chi verrà poi ci penserà, brigherà, si sbatterà. Ogni cosa a tempo debito.
Si stupiscono quando parlo di volantini, cartacei o digitali che siano, niente, non li usano, glieli devo descrivere con dei disegnini alla lavagna o quasi. Criticano le macchinose app per fare la spesa – ma chi le ha pensate queste, prof? Vivono in un mondo in cui le cose vanno da loro, i brand vanno da loro a mendicare attenzione, e in cui loro seguono sì gli influencer, ma con un certo disincanto, come dire, sì, li/le seguiamo, ma mica è oro colato quello che dicono, prof dica ai brand di spendere anche meno per questa gente. Odiano qualunque interruzione: prima dei video, dopo i video, in mezzo ai video. Chiedo se comprerebbero un Netflix scontato guardando la pubblicità. Credo che pensino che tanto lo pagano comunque meno, che un abbonamento è smezzato con mezza classe del corso già ora. I banner poi sono odiatissimi, anche se vedo che nemmeno gli adblock hanno sfondato: non ne vale la pena, se una pagina non è leggibile, amen, non la si legge. Però – in un momento di dissociazione che già denuncia il loro prossimo comportamento futuro – propongono nei project work di inserire "bannerini". Non ce ne libereremo mai, evidentemente.
Interessante come nei lavori di gruppo, nei mini-hackaton che creo per prendere fiato ma anche per farli lavorare un po' di creatività di business, quasi sempre puntano a creare interfacce differenti, personalizzabili, per il vecchio mondo dello scaffale, ma in generale della old economy. Vogliono un supermercato (possiamo decidere noi se ci si può andare o no, a loro non interessa molto, piuttosto gli piace andare al mercato contadino, per la ovvia "esperienza") che sia come Netflix, ricco di informazioni e varianti e coda lunga infinita e tutto il resto, ma da scremare con quegli algoritmi e il machine learning e i dati e la intelligenza artificiale che dice lei, prof. Come se di fianco allo yogurt ci fosse scritto non tutta la prosopopea del packaging attuale (di ieri) ma qualcosa come in una serie: Intenso | Greco | Godibile.
E ancora: perché non posso collegare la mia app Salute di iOS (pare esistere solo l'iPhone, in IULM) con una app di ricette (oh no) che poi mi ordina quello che fa per me su Esselunga (esiste principalmente Esselunga, per loro, anche i non milanesi vengono assorbiti dai compagni, evidentemente. Se gli chiedi le quote di mercato, ti dicono che a spanne Esselunga dovrebbe avere l'80% di quote di mercato).
"È un casino trovare la roba nello scaffale, che è 'sta roba vecchia?” (l’abbondanza della scelta se non personalizzata/filtrata è percepita come un ostacolo non un plus) Abbiamo bisogno di nuove interfacce contemporanee, sembrano suggerire. No, non il metaverso, che temo gli sembri un po' il nonno con il cappellino girato all'indietro. Perché solo frutta, verdura, latticini? E se le categorie rilevanti per noi fossero invece prodotto etico, biologico, equilibrato? Naturalmente risparmiando pure, queste non sono robe da premium price, sono cose minimal-sindacali per loro. (Ok, poi un gruppo ha inventato una app che fa solo una cosa: è una specie di bottone che ti invia a casa una maxi carbonara – o gli ingredienti per farla, non ricordo – al proprio domicilio, con la geolocalizzazione e collegata a Satispay, zero sbattimento, per giornate dure pre e post sessione di esami, in cui l'universitaria a pasta al tonno non è concepibile).
È facile dismettere queste istanze come naif, dire "ah ma non è sostenibile, l'ecommerce della spesa è un bagno di sangue, il delivery è un business marcio da dentro" ecc. ecc. Molti modelli @home non sono al momento sostenibili perché tutto il resto dell'ecosistema è stato pensato e creato per portare i prodotti su di uno scaffale, per far fare il resto del lavoro a noi (vedi la mia newsletter della scorsa settimana). Non è detto che un sistema radicalmente diverso, con economia di scala sufficienti, logistica ad hoc e numeri di adozione ribaltati in store/at home non possa essere il modello futuro.
È una generazione che in un Powerpoint definiremo demanding, questa. Quando le lezioni erano online (e pure registrate) volevano la presenza, giustamente, sennò tanto vale fare l'università Nettuno. Poi c'è stato un anno in cui erano online ma anche offline, e loro si sono abituati a scegliere a seconda delle loro necessità ("eh questo weekend sono giù, a Barcellona, mi collego"). Quest'anno circola una petizione per rimettere le lezioni anche su Teams e anche registrate. È evidentemente l'era dell'anche: esattamente quello che gli insegniamo loro quando parliamo di brand. La omnicanalità, il cliente empowered, ecc. ecc. Vogliono che diamo l'esempio – sia chiaro, fare lezione a mezza classe online e mezza classe in presenza non lo augurerei a nessuno, ma tant'è, problema vostro, sembrano dirci. Come sempre. E come è giusto che sia.
Il quiz della settimana
Qual è il sito della GDO più visitato in Italia?
a) Lidl.it b) Esselunga.it c) Conad.it d) e-coop.it
Negozianti
That’s all folks!
Grazie per aver letto anche in questa affannata settimana. Come al solito le vostre risposte e commenti sono più che graditi.
La risposta è a) Lidl.it