🥑 [venerdì aperto] L’era del design thinking
🥑 [venerdì aperto] L’era del design thinking
di Gianluca Diegoli • Newsletter #62 • Visualizza online
Ieri sono andato a prendere la paella da asporto. Non è come mangiarla in centro a Valencia come pianificato, ma meglio di nulla. Sto (s)ragionando in questi giorni di come una certa parte di turismo più che voglia di viaggiare sia un antidoto al lavoro, allo stress. A un certo punto, prendiamo su e scappiamo. Sarà ancora la risposta a quel bisogno? O troveremo un'altra droga artificiale? Cosa ci sarà come alternativa alla poca voglia che avremo di scappare da una Milano (o Bologna) per andare verso una Liguria (o Romagna) contingentata, regolamentata e ancora meno confortevole del normale (gusto personale, ovviamente)?
Molti sondaggi sul consumo futuro al riguardo sono contrastanti: quelli pseudottimistici (“appena finisce mi butto in spiaggia”, o c'è perfino in USA chi ha prenotato la crociera), altri totalmente contrari (“non ci penso nemmeno”). Probabilmente sono diversi perché nemmeno noi sapremo cosa penseremo davanti a certe esperienze, perché saranno nuove, e quindi ora rispondiamo un po’ a caso.
Tornando alla paella, il gestore del ristorante mi ha detto che sta pensando come risistemare il layout. Metri quadri diviso per quattro uguale numero di persone. Ogni persona a due metri, ogni tavolo a due metri. Orari contingentati, mascherine per tutti. Usciranno delle app che calcoleranno la disposizione ideale? E se uno nell'altro tavolo starnutisce (in autunno inverno sarà la norma, esisteranno sempre le normali influenze) questo mi rovinerà la serata?
Il problema tuttavia è diverso da quello che pensa lui – è comprensibile visto il momento, ovviamente. Non è quante persone, ma se le persone vorranno provare quell'esperienza. Il comfort della mia cucina, al confronto, mi sembra imbattibile, magari potendo invitare qualche amico, e senza mascherine.
Si dice che il design thinking serva quando si è in presenza di un ignoto-ignoto, cose che non sappiamo di non sapere, nel famoso quadrante delle cose che sappiamo o no. Si sta per aprire la più grande sessione di design thinking che la storia ricorderà. Necessità di ripartire dai bisogni, e riprogettare le esperienze, ovunque.ù
La paella non era male, per la cronaca. Associata al bianco consigliato dal mio solito sito di vini online, e che ho pagato la metà di quello che avrei speso al ristorante.
Intanto ho finito la ri-visione di Games of Thrones. È una metafora del ciclo di vita del prodotto. Come passare da una serie per maniaci (early adopter) a una per famiglie (early majority), cambiando lentamente le feature del prodotto. Meno sangue, meno sesso, e soprattutto buoni sempre più buoni, e cattivi sempre più cattivi. E nessuno in mezzo.
Disegnetti di strategia
L'altro giorno mentre facevo una consulenza ho disegnato inconsciamente questo grafico. Il burrone in mezzo che può essere il più pericoloso, ed è anche il più statisticamente probabile.
Contagi
Qualche settimana fa scrivevo del grande esperimento collettivo. Ora l'esperimento collettivo continua. Purtroppo è un'esperimento incontrollato. Niente app, non se ne è più sentito nulla. Regole di buon senso, e il buon senso se funziona nelle fasi normali spesso non è di aiuto in fasi anormali. Durante la peste il buon senso indicava nella puzza la fonte di contagio. Ora sono le foto con il teleobiettivo dai navigli. Continuiamo a guardare chi passa per strada e nel frattempo non sappiamo da dove arrivano davvero i nuovi contagi. Donata ha tradotto un articolo interessante che si basa su una formula precisa: possibilità di contagio = tipo di esposizione per tempo (e aggiungerei per numero di persone in contatto). Se vi passa di fianco uno senza mascherina, possibilità uno su mille. Se state tutto il giorno in un ufficio, una su dieci. Qual è l'azienda che si prenderà il rischio?
Il monopolio delle abitudini
il monopolio, spiegato dalla carta di credito di casa https://t.co/g1jgtXcGUC
Preciso che il mio conto PayPal è già più differenziato, e che alcuni fornitori a km zero si fanno pagare ancora in contanti, qualcuno con Satispay. Però è davvero impressionante vedere come usiamo l'account Amazon condiviso in famiglia. La modalità più facile vince.
Tra l'altro, con la riapertura parziale molti esercizi e produttori locali hanno già smesso le consegne – o consegnano a casa con sottinteso fastidio “per fare un favore a te”, dopo che prima eri stato tu a comprare a domicilio “per fare un favore a lui”. In sintesi, con i favori non si va lontano. Forse non hanno capito che
A meno che i negozi non offrano ai consumatori una proposta di valore irresistibile, il traffico che è stato già in diradamento in fase di pre-coronavirus rallenterà a una frazione. I consumatori sono ormai abituati a stare a casa per settimane alla volta e all'acquisto di una vasta gamma di prodotti online. In futuro, non vorranno visitare i negozi a meno che i rivenditori non diano loro una buona ragione per.
Quiz della settimana
Quanti americani pensano aspettare il vaccino per tornare in Europa? a) 20% b) 40% c) 60%
Negozianti
Upselling.
Ah! queste #farmacie. Alcune, ben si intende, come questa #mascherine #retail #gdo #coronavirus @gsantambrogio1 @Federdis https://t.co/74mJDaLQos
Nuovi gadget per il marketing
In Sky Austria, per dipendenti. Amici di Sky Italia, ho rinnovato l'abbonamento poi, eh! Ne vorrei una anche io, magari assieme al nuovo decoder-che-contiene-netflix, che ho accettato soprattutto per effettuare un esperimento sociale familiare – di cui parlare in newsletter, ovviamente.
@Giamma1981 @retailwatch_it @gsantambrogio1 @Federdis https://t.co/KL9r1U93Cc
Sul mio podcast
Corso di Markettese post covid
Ospite a colazione xxxx, Ceo di yyyy: scopriremo insieme l’innovativa soluzione di drive to store che, unendo modelli di gamification a tecnologie di proximity, regala al consumatore una esperienza di acquisto ingaggiante e unica.
Link e commenti
La settimana scorsa questa newsletter ha lanciato un manifesto per la marketing transformation. È stata una delle edizioni più lette (grazie) e una con il numero di disiscrizioni più alto. Cosa significa? Che se vuoi essere letto dalle persone giuste, a volte devi creare contenuti polarizzanti, specifici per le persone giuste. E lasciare andare le altre.
Per una visione sul momento dell'adv e delle agenzie, c'è una chiacchierata nel mio podcast con Tiziano Tassi di Caffeina.
Nel frattempo, pare che il 50% della spesa in adv online in programmatic (extra Google e Facebook) vada disperso in attività di targeting e perfezionamento. Così siamo tornati al famoso “50% delle mia pubblicità è sprecato…” ma ora sappiamo meglio quale delle due.
Un articolo che mi ha fatto riflettere: davvero se l'università si fa online questa rimane ancora un modello competitivo rispetto alle “scuole” indipendenti, soprattutto per la professionalizzazione? Probabilmente no, ma per alcune aziende (e sono le migliori) dove hai fatto l'università conta eccome. Se farai il libero professionista o l'imprenditore, invece… Da leggere se ti poni questi dubbi.
Abbiamo provato molti più nuovi brand (o non-brand) di prima, e ci sono perfino piaciuti più dei precedenti. I brand hanno smesso di fare pubblicità di brand. Le persone comprano più brand di prima. Un mix interessante. Ci devo ragionare su per un prossimo articolo su Link.
Un mio amico che ci prende spesso dice che il covid ucciderà il fax e salverà il QR code.
Al supermercato sono quasi scomparse le code, misteriosamente.
Alla prossima settimana,
gluca
risposta: b)
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Curato con passione da Gianluca Diegoli con Revue.
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